Il capitale ha bisogno di una nuova teoria del progresso

 

Di Carlo Pelanda (4-8-2009)

 

 

Tempo di bilanci nel think tank globale, con base americana, coordinato dal rubricante. La crisi ha aumentato la domanda di scenari e soluzioni non-standard, portando i profitti dell’esercizio 2008/09 alle stelle. Pagata la overhead all’università, creata una riserva prudenziale, ricaricato il fondo di soccorso per i colleghi oppressi in regimi autoritari, fatto l’investimento per nuovi gizmo tecnocognitivi, è rimasto parecchio soldo. Discussione interna sul come impiegarlo e decisione emersa interesseranno i giovani lettori italiani.    

I più anziani hanno invocato dividendi in forma di premio sabbatico individuale. Chi scrive, ovviamente, la creazione di un fondo di investimento. Ma i più giovani sono insorti. Maria, immigrata messicana: “amo e figlierò, ma non fino a che resterà crescente, come ora, la probabilità futura che i miei figli saranno vittime di guerre, povertà, imbecillità di massa, degenerazioni autoritarie o populiste perché il modello occidentale si sta spappolando internamente e non avrà più forza per tenere in ordine il mondo. Non li farò nascere già morti nell’oscurità e nella mancanza della croce. Quindi ogni soldo va investito per far tornare la luce e la croce”. Gelo. Chungao, Honk Kong, apre un vecchio testo del rubricante. La rivoluzione democratica è semplificabile come trasferimento di facoltà dai pochi ai molti. Prima fase, trasferimento della proprietà politica. Seconda, delle capacità economiche. Terza, del potere cognitivo. Senza l’ultima le prime due non si consolideranno ed il sistema del capitalismo di massa e delle libertà imploderà. “Scordati il fondo, disegniamo la terza fase”. Aaron, israeliano: “già, la complessità del modello è superiore alla capacità dei partecipanti di praticarlo, forse si è preteso troppo”. John, statunitense: “no, dobbiamo continuare a pretendere molto senza arrenderci alle forze che distruggono un sistema quando raggiunge la maturità”. Eva, inglese segretaria di staff: “la gente è vuota di speranza, menti in contrazione, date loro un pensiero forte, una missione”. Kurt, tedesco: “senza una nuova ideologia interna della salvazione in terra l’occidente non potrà difendere il suo primato”. Progetto “Croce & Luce”, tutti in coro, perfino Napoleon, autistico genio matematico afroamericano. L’anziano George, australiano, li sfotte: nuovi cavalieri o nuovi massoni? Ma poi ammette: “ci vuole”. In breve, invece che fare bei soldi al povero rubricante toccherà scrivere il libro “Nuovo progresso”, Angeli, disponibile in Italia dal marzo 2010. Ma è vero: senza nuove leva morale e illuminazioni non ci sarà  il capitale. Crux et Lux.  

Carlo Pelanda